“Essere gay in Italia è un pericolo, serve subito una legge contro l’omofobia” – l’appello di Wequal

24 Gen 2017 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

omofobia stop L'aggressione omofoba di Marcello e Michele ha toccato particolarmente Stefano Sechi, l'attivista per i diritti LGBT che due anni fa è stato vittima di violenza a Torino. Stefano dalle pagine di Vanity Fair e sui social ha lanciato un appello affinché si avviino le procedure per arrivare ad una legge contro l'omofobia ed in questo mi ha trovato completamente d'accordo.  

"Ancora oggi ci siamo svegliati con la consapevolezza che essere gay in Italia è un pericolo. Sabato sera, dopo una serata gay in discoteca due ragazzi sono stati brutalmente aggrediti, senza un motivo, senza una giustificazione, senza che avessero fatto niente. Aggrediti e massacrati di botte da IGNOTI. Si, "ignoti", la parola che compare più frequentemente nei verbali di denuncia di aggressioni omofobe. Perché chi aggredisce non ha il coraggio di mostrarsi, non ha le palle di metterci la faccia. E anche questa volta gli 8 aggressori rimarranno IGNOTI.

Notizie come questa fanno sì che la dignità, il rispetto ed il diritto di essere felici ci appaia sempre più una chimera, ogni giorno un traguardo sempre più lontano.

Non si comprende che le violenze, in ogni loro forma, sono un'offesa alla libertà di tutti. Molti si tengono fuori pensando che sia un problema che riguarda solo noi gay. Ma non è così.

E' arrivato il momento di cambiare, è arrivato il momento di fare il salto, di voltare pagina, di sentirci tutti attivisti.

E' arrivato il momento di pretendere una legge contro l'omofobia.

Anche se questo significherà ancora una volta accendere la televisione e sentire un gruppo di persone, che di te non sanno niente, avere un dibattito sul tuo essere, giudicarci in nome di una presunta e pretestuosa "libertà di pensiero" (che giustificherebbe ogni violenza morale), permettersi di dire quali diritti noi ci meritiamo. Oggi, nel 2017 gli omosessuali vengono ancora picchiati in quanto tali, questa è la verità.Picchiato in quanto gay, in quanto diverso. Ma, poi, diverso da cosa? Non siamo come gli altri? Non andiamo a scuola anche noi? Non ridiamo o non piangiamo? Non ci innamoriamo?

Dire che noi omosessuali siamo diversi non è offensivo; è la verità. Perché nessuno è uguale.

Ma non è giusto che questa diversità limiti la mia persona o mi privi del diritto di passare una serata felice con i miei amici senza aver la paura di dover tornare a casa, solo perché i miei gusti sessuali sono differenti. La bellezza è nata quando qualcuno ha cominciato a scegliere di essere pienamente se stesso. A scegliere di non omologarsi, di distinguersi e osare di scontrarsi con il pallore di una società che si arrende alle sue stesse logiche.

Credo che la misura sia colma e che sia arrivato il momento di punire severamente chi non accetta il mio sacrosanto diritto a non essere omologato, a non essere schiacciato, a non essere uguale agli altri. È arrivato il momento di una legge che punisca adeguatamente chi non rispetta il mio esistere. E' arrivato il momento di pretendere un nostro diritto, il diritto di ciascuno di non rischiare a mostrarsi al mondo intero in tutto lo splendore della sua diversità".

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