Giulia De Lellis contro alcune sue colleghe “vendute”

18 Dic 2019 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Giulia De Lellis intervistata da Vanity Fair ha risposto a chi critica il suo lavoro ed ha attaccato alcune sue colleghe "vendute". Secondo Giuliona ci sono delle influencer che per 5.000€ sono pronte a sponsorizzare prodotti che nella realtà non userebbero mai.
"Cosa rispondo a chi critica quello che faccio? La verità? Penso che molte volte abbia ragione. Perché tante mie colleghe, non tutte ma tante, si vendono e basta. Per cinque o diecimila euro sono pronte a sponsorizzare tutto, anche le cose che non amano, anche quelle che non si metterebbero mai. Invece la mia storia insegna altro: empatia e autenticità. Non mi offendo se qualcuno mi scambia per superficiale. Mi offendo se qualcuno mi dà della venduta. Io non ho mai mostrato, promosso o esposto qualcosa che non mi convinceva, che non ho provato per prima, che non ho amato io stessa. L’onesta, l’empatia, l’autenticità di quello che faccio mi hanno portato dove sono. In quanti possono dire la stessa cosa? In quanti davvero credono nel lavoro e amano tutto quello che promuovono? Forse bisognerebbe partire da lì, dal profondo rispetto che hai per quello che fai, per capire il cambiamento dei social, la rivoluzione in atto e forse anche un po’ del mio talento".
L'ex corteggiatrice di Uomini e Donne ha anche raccontato come è nata la sua passione per la moda.
"Le scuole superiori: mia madre mi iscrisse al liceo classico. E io odiavo greco e latino. Ma era la scuola più vicina a casa. L’altra, quella di moda, distava un’ora e mezzo di autobus. Così mi mandò a ripetizioni da una professoressa, Simonetta. 50 euro all’ora. Io ero arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a digerire l’idea che lei spendesse soldi per una cosa che non mi piaceva. Allora feci così: delle due ore passate ogni settimana con Simonetta, una la trascorrevo con lei, l’altra nella libreria sotto casa sua. Era un posto bellissimo: vendevano riviste e libri di moda, con tanto di cartamodelli e tessuti. Peccato che un pomeriggio Simonetta mi becca lì, mi chiede cosa faccio e perché mia madre non è ancora arrivata. Crolla il castello di carta, mi metto a piangere, le racconto tutto. Lei chiama la mamma, parlano per mezz’ora, mentre io aspetto in corridoio. Il giorno dopo vengo trasferita dal liceo classico alla scuola di moda a un’ora e mezzo di autobus".

Se invece volete lavorare per la vulcanologa Giulia De Lellis...

Fonte: Pressreader, Isa e Chia, Il Sussidiario
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