Sergio Sylvestre risponde all’attacco di Matteo Salvini

19 Giu 2020 Anthony Festa • Tempo di lettura: 2 minuti

L'esibizione di Sergio Sylvestre dell'inno nazionale italiano ha alzato un polverone incredibile. Contro il cantante sono piovute critiche legittime, ma purtroppo anche migliaia di insulti razzisti e l'attacco di Matteo Salvini. Il vincitore di Amici intervistato dal Corriere della Sera ha voluto rispondere al leader della Lega (Nord?).
«A Salvini dico che forse dovrebbe informarsi meglio. Dovrebbe cercare di capire cosa significa quel pugno o un movimento come Black Lives Matter. Ma in fondo non può, lui non può capire cosa vuol dire essere nero. Io però sono nato così. Quando è morto George Floyd ha visto che hanno fatto tutti i post, non so se anche lui lo fatto. Ma in generale dovrebbe informarsi meglio su cosa significa essere nero. Con quel pugno e con la mia voce parlo anche per quelle persone non possono più alzare la mano, che non anno più voce. Parlo per loro. Quindi se ha qualche dubbio sul significato del mio pugno, lo invito a chiamarmi».
Finalmente Sergio ha spiegato ai fan-atici di Matteo il significato del pugno (erano forse convinti si trattasse di un saluto comunista?). Detto questo ho come la sensazione che ieri Salvini abbia cercato di cavalcare nuovamente l'onda dell'indignazione di migliaia di analfabeti funzionali, proprio come fece per la vittoria di Mahmood a Sanremo. Sarò eccessivo, ma tutto questo a me fa schifo. Non parlo di idee politiche (ognuno ha le sue e questo è sacrosanto), ma dell'atteggiamento di certi politici che forse dovrebbero passare più tempo in Parlamento e meno sui social a cercare il consenso degli indignati di turno.

Sergio Sylvestre ha ribadito di non aver mai dimenticato le parole dell'inno di Mameli.

«Mi rendo conto che non tutti possano capire, ma io sono grato mi sia successo, perché questa esperienza mi ha fatto crescere ancora di più. Di certo non avevo dimenticato le parole, quelle le ho stampate in testa. L’emozione è stata più grande di me. Accetto le critiche, ma non tutti sanno cosa vuol dire essere un ragazzo nato con la pelle di un colore che quando la gente guarda ha subito paura, o almeno pregiudizio. Per me cantare lì era importante. Quando mi sono bloccato era perché mi ero commosso, mi veniva da piangere».
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