Bruno Boni, l’ex attore a luci rosse confessa: “Ho l’HIV”

24 Apr 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 3 minuti

Bruno Boni è stato un celebre pornoattore gay italiano che da un bel po' di tempo ha accantonato quella carriera dedicandosi ad altro. A 24 ore dalla festa della Liberazione che si celebrerà domani, 25 aprile, Bruno ha deciso di "liberarsi di un peso" e di fare coming out, annunciando a tutti di essere HIV+.
"Domani sarà il giorno della Liberazione e ho deciso di celebrare la mia facendo a distanza di vent’anni il mio secondo coming out. Ho bisogno come allora di ricomporre i pezzi, saldare chi sono con ciò che racconto di me e lo faccio perché io non sono l’infezione che mi è capitata. Ho l’HIV, ci convivo da ormai sette anni e grazie alla terapia la mia vita è sostanzialmente quella di una persona sana. Non c’è niente di eroico in quel che faccio: un sorso d’acqua, una pasticca al giorno e controlli regolari. Fine. Lo dico forte dell’anno di vita che la leggerezza con cui ne parlo mi è costato, anno che ho impiegato a capire che in fondo avevo ancora voglia di vivere. Qualora qualcuno lo supponga, no, non ha niente a che fare col mio passato, tempi, test e precauzioni prese non coincidono, è successo prima. Onestamente non ho ancora saputo dare spiegazione a quanto accaduto, so solo di aver agito facendo sempre tutto il necessario per proteggere me stesso e gli altri, salvo poi accorgermi che non è stato sufficiente. Forse qualcosa è andato storto senza che me ne accorgessi, forse la persona con la quale ho avuto il rapporto all’origine di tutto non si curava e per questo era estremamente contagiosa. Non lo so e non cerco attenuanti, che senso avrebbe quando il risultato non cambia, succede che per vivere ad un certo punto occorre riconciliarsi con l’idea che non di tutto si conosce il motivo, tocca prenderne atto come facciamo per altre cose. Di colpo si realizza, ed è il corpo a insegnarcelo, che della vita non si è solo spettatori, come quando da piccoli inciampando facciamo esperienza di quanto è dura la terra. Si impara che ammalarsi non è in nessun caso una colpa, una presa di coscienza forse banale quanto dolorosa e che ho impiegato tempo a interiorizzare. D’altra parte penso che ogni coming out, qualunque esso sia, giovi a chi vive qualcosa di simile e legittimamente non ne parla e a lungo termine anche a tutti gli altri, a quelli che non sono direttamente coinvolti. Ma soprattutto lo faccio per dare un senso e mettere al servizio degli altri la mia storia, un modo per risarcire il debito di riconoscenza che ho nei confronti delle persone a cui devo tutto. Perché se in questi anni ho conosciuto lo stigma, il corteo di luoghi comuni che la mia condizione pare inevitabilmente costare, perfino la delusione di una sorella che si è scioccamente rifiutata di abbracciarmi, è pur vero che c’è anche chi mi è stato accanto lottando perché non mi arrendessi, ci sono mia madre e mio padre che una volta ancora hanno dato significato alla parola genitore e c’è l’amore del mio compagno".
Un bellissimo messaggio.
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