“È un bravo educatore ma è gay” Marco racconta la sua storia a Bitchy F e al Mamamia

06 Lug 2020 Anthony Festa • Tempo di lettura: 4 minuti

Marco è un educatore e la scorsa settimana ha raccontato di un brutto caso di omofobia sul posto di lavoro. Un genitore ha messo in dubbio la professionalità di Marco vomitando un pensiero vergognoso "è un bravo educatore, ma è finocchio, è contronatura". Dopo il post di denuncia pubblicato su Facebook, partiti, giornalisti e giornali, conduttori e organizzazioni LGBT hanno contattato Marco e gli hanno espresso la loro solidarietà. Anche il Mamamia (che non è solo una discoteca, ma da 21 anni è una realtà inclusiva, un porto sicuro per migliaia di persone, una famiglia rainbow allargata) ha cercato Marco. Valerio Chellini (Lalique Chouette) e Paolo Sar l'hanno accolto per fargli raccontare la sua esperienza e condividerla con il grande pubblico presente sulla marina di Torre del Lago.
Ho passato qualche minuto con Marco al Mamamia e ho pensato di fargli qualche domanda per capire meglio la sua storia e raccontarla anche ai miei lettori. - Come mai ho deciso di raccontare questa storia? Cosa ti ha spinto?
 Ho deciso di raccontarla perché arrivati al 2020 non è più possibile incassare il colpo e tacere. Dopo anni di studio e di esperienza sul campo la mia professionalità non può essere eclissata da resistenze culturali che legano l'omosessualità al rischio di pedofilia. Voglio un futuro migliore per i bambini di oggi che diventeranno gli adulti di domani, un futuro in cui la grammatica dell'odio lascerà il posto a quella del rispetto reciproco.
- Come hanno reagito gli altri genitori quando hanno saputo dell'episodio di discriminazione di cui sei stato vittima?
 In questi quattro anni passati al nido ho stretto dei legami bellissimi con i genitori, lo dimostra il fatto che si siano uniti tutti quanti attorno a me nel momento in cui sono venuti a conoscenza di questo episodio. È stato un modo anche per risentirli e per chiedere dei loro bimbi che, nel frattempo, sono cresciuti. Tendenzialmente il bicchiere voglio vederlo mezzo pieno ed è proprio questa mia caratteristica che probabilmente infastidisce chi vive all'ombra delle gioie altrui.
- Hai parlato con la persona che ti ha insultato ed ha messo in dubbio la tua professionalità? Si è scusata?
No, non sta a me farlo e non è di certo una scusa che cancella quello che ha detto. Preferisco che quella persona decanti nel suo privato, che rifletta a fondo sul peso che hanno le parole e sul fatto che per questa volta le è andata di lusso perché un educatore come me mette sempre l'interesse del bimbo/bimba al primo posto.
- Purtroppo episodi come questo sono all'ordine del giorno, ti va di dare un consiglio alle persone LGBTQ che subiscono discriminazioni sul lavoro?
 Il consiglio che do è di non avere paura di ritorsioni, di affidarsi alle autorità competenti e anche ai social che, ad oggi, danno la possibilità ad altre persone in difficoltà di prendere coraggio e di reagire. L'odio e le discriminazioni trovano il loro habitat ideale nel silenzio, sta a noi spezzarlo. Io, ad esempio, avevo scritto un post su Facebook che non ritenevo così efficace e invece mi sono ritrovato un'ondata d'amore del tutto inaspettata. Ho riflettuto molto sul fatto che, per fortuna, sono dotato di una resilienza di ferro, ma se al posto mio ci fosse stato un altro o un'altra più fragile?
- Cosa ti senti di dire a chi pensa che i membri della comunità LGBTQ non possano lavorare con i bambini?
Penso che il primo passo da fare sia quello di sovvertire questa cultura patriarcale e androcentrica che vede rilegata la donna nel focolare domestico ad occuparsi di faccende, di figli e dei mariti. Superato questo scoglio poi, secondo me, andrà tutto in discesa.
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