Premier, calciatore gay che gioca in una delle maggiori squadre scrive una lettera anonima: “Vivo un incubo”

13 Lug 2020 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 4 minuti

Il mese scorso l'ex calciatore inglese Thomas Beattie ha fatto coming out, ma ha anche detto di non essere riuscito a farlo mentre giocava perché aveva paura. Adesso è la lettera anonima di un calciatore inglese ha scuotere il mondo del calcio inglese, una lettera indirizzata ai vertici delle squadre e anche ai tifosi. Di questo ragazzo sappiamo solo che gioca in una delle maggiori squadre della Premier League e che è terrorizzato dall'idea che i suoi compagni o il suo allenatore scoprano del suo orientamento. Il giocatore anonimo sostiene che il mondo del calcio non sia ancora pronto ad accettare un coming out.
“Vivo un incubo, giorno dopo giorno. Ho paura che dire la verità renda le cose peggiori. Da bambino tutto quello che volevo era fare il calciatore. Alla fine ci sono riuscito, ma c’è qualcosa che mi rende diverso dalla maggior parte dei giocatori di Premier League. Sono gay. E persino scriverlo in questa lettera è un grande passo per me. Ma solo i membri della mia famiglia e un ristretto gruppo di amici è al corrente della mia sessualità. Non mi sento ancora pronto a condividere questa cosa con i miei compagni di squadra o con il mio allenatore. È complicato. Passo la maggior parte del mio tempo con quei ragazzi e scendiamo in campo come una squadra. Ma qualcosa dentro di me, mi rende impossibile essere onesto con loro al riguardo. Spero un giorno di poterlo fare. È un incubo, giorno dopo giorno. Ho il terrore che dire la verità renda le cose ancora peggiori. E il mio cuore ogni tanto mi dice che dovrei fare coming-out, ma la testa mi dice ‘perché rischiare?’. La verità è che credo che il calcio non sia ancora pronto per i coming-out. Ci sono ancora troppi pregiudizi”.
Troy Deeney, attaccante del Watford ha espresso la sua solidarietà al calciatore anonimo ed ha invitato i suoi colleghi gay a uscire allo scoperto: "Credo che ogni squadra abbia almeno un calciatore gay o bisessuale e spero che si facciano avanti. Perché se lo fa uno, poi altri cento diranno 'anche io' nel giro di una settimana". Sempre in tema di omosessualità nel calcio, Ekdal della Sampdoria è intervenuto al Parlamento europeo per denunciare la difficile situazione dei giocatori gay: “I calciatori hanno paura: solo 8 gay si sono dichiarati, altri non si sentono liberi. Ritengo essenziale contribuire a sensibilizzare il pubblico europeo su questo argomento. In un mondo ideale nessuno dovrebbe sentirsi a disagio nel dichiararsi omosessuale, che sia nella vita o nel calcio. Ma la realtà è molto diversa. Nel nostro sport solo otto giocatori si sono ufficialmente dichiarati omosessuali, molti altri vorrebbero farlo ma non se ne sentono liberi, per paura delle reazioni negative. Quello del calcio è un ambiente dove l’omofobia è ancora diffusa. Questi giocatori sono preoccupati di diventare un bersaglio per gli insulti e lo scherno, sia dentro che fuori dal campo. Come risultato si sentono obbligati a nascondersi, fuggire e vivere nella paura. Ecco perché dobbiamo reagire, utilizzando l’istruzione come una forza per un cambiamento positivo”. Dopo la legge contro l'omofobia penso che sia arrivato il momento di pensare anche a come evitare che le persone crescano omofobe. Tra una lezione di religione e l'altra forse sarebbe giusto insegnare ai bambini che un principe può innamorarsi di un altro principe, o che una bambina può amare il calcio e odiare le Barbie senza che venga additata come "strana". Fonte: Gazzetta dello Sport
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